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venerdì 25 maggio 2012

Kola Loka la pandemia

Non amo in maniera particolare il reggaeton, tranne quando ci scateniamo nel ballo io e le mie due mini bailarinas, ma questo che mi è capitato sfogliando pagine di youtube mi ha fatto veramente sorridere e pensare che forse, dietro ad un po' di sabrosura c'è tanta storia e cultura cubana. Il gruppo si chiama KOLA LOKA e provengono da Oriente, Santiago de Cuba, dove attraversando l'Autopista Nacional per arrivarci si vedono ancora campesinos che nascondono il viso cotto dal sole sotto i sombreros de yarey e le cui rughe profonde dividono in due il volto; dove la potatura si fa a colpi di machete e ancora passa l'aratro trainato da buoi...si respira l'ARIA ed il silenzio della folta vegetazione tropicale che crea un paesaggio irreale: quasi che da un momento all'altro spuntino i barbudos a cercare alleati di una rivoluzione...e che in oriente parlano con questo accento, seduti sulla porta d'ingresso di case di madera (legno)....






martedì 21 febbraio 2012

Ode alla Reina



A molti questo contenitore non dirà nulla. A me e quasi tutti i cubani ha cambiato la vita. Questa Signora qui, io, la devo ringraziare ogni istante della mia vita a Cuba. La presento: si chiama LA REINA. LA REGINA. Ha evitato atti di cannibalismo o allucinazioni da fame.
A Cuba, vista la situazione finanziaria, i pasti vengono generalmente preparati e consumati in casa. Cioè se c'hai attacchi di fame improvvisa e cerchi "qualcosa di buono", non trovi Andrew Howe che ti aspetta col frigo aperto e ti offre un kinder bueno. NO. Immaginandotelo, corri alla "tienda" (ndr il ns carrefour per intenderci) che se sei fortunato ce l'hai sotto casa, altrimenti dista circa 10 miglia e propone due/tre scelte di biscotti importati dal Venezuela o dal Messico a 5 dollari il pacco oppure sempre per 10 miglia ti aggiri per le strade alla ricerca di qualcuno che venda una pizza cubana o pan con lechòn fatto lì per lì ma ti devi augurare che: 1) in quel momento sia dietro il banco e non a casa a guardare la novela 2) che il gas ci sia permanente e non che vada e venga che per fare una pizza ci mette in media dalle tre alle quattro ore 3) Riuscire a contrattare un ottimo prezzo con il tassista che ti offre un passaggio e ti riduce le miglia da percorrere a piedi.  
Altra alternativa è dirottare velocemente verso il Centro dell'Havana dove non solo trovi a pochi centesimi gelati e refrescos ma anche delle delizione frittelle ricoperte di zucchero che solo a guardarle ti ritrovi con i trigliceridi a 1000.

Per tutto il resto c'è la REINA. Compatta, pulita, veloce ed elettrica è stata introdotta da Fidel affinchè le donne cubane e lavoratrici riuscissero ad avere un pasto sempre pronto e riducessero le fatiche dovute all'assenza da casa per lavoro. L'ho vista anche nel barrio di Santiago, dove mancano le mattonelle e le luci per le strade, dove si mantengono aperte le porte affinchè le luci di casa illuminino la "calle". Lei c'era. Qua la mano, Comandate en Jefe!
Cosa fa di strabiliante? Niente, che non sia preparare un pasto in pochi minuti (riso, fagioli, carne o verdura) e mantenerlo caldo....detta così non ha quasi valore. 
Ma se pensi che a Cuba sai quando esci di casa e non quando rientri perchè per farlo devi avere una miriade di coincidenze che ti permettano di rientrare quando sei tu a deciderlo, è una salvezza. Come dire, a Cuba si applicano quasi tutte le leggi di Murphy...l'importante è non disperare e riderci sopra...e sapere che quando torni a casa il pasto è lì bell'e pronto: quasi non ti frega più niente di Andrew Howe.
Ah, naturalmente questo non vale per i turisti che, in caso di raptus da fame raggiungono il più vicino Hotel Mélia Cohiba si fanno un pasto completo anche di aragosta.
Noi però siamo figli della Rivoluzione.  

giovedì 9 febbraio 2012

Taxi

Il mondo dei taxi l'ho scoperto all'Havana. A Roma, con il costo di una corsa ci prendevo 10 tessere metrebus e con il resto shampoo e messa in piega da Jean Luis David. Via i taxi.

Diciamo che la prima emozione la provò il mio portafoglio: poter viaggiare per pochi pesos (moneta nacional) per tutta l'Havana era davvero inebriante! Certo, i mezzi non erano il massimo del comfort: chevrolet del 1953 coi vetri scheggiati che la carglass se li sogna, manovelle dei finestrini perennemente bloccate o vetri a mezz'asta, Silvio Rodriguez a palla e 5/6 persone seduti insieme a te nel sedile posteriore con 35 gradi all'ombra, non ti lasciavano quel senso di solitudine e calma che generalmente si prova salendo su di un taxi, ma a me piaceva.    

In più c'era il fatto che, non potendo parlare per non far sentire il mio accento straniero pena la revoca della licenza al povero "tassinaro", sfoggiavo un sorriso ebete ad ogni parola a me rivolta che però pareva non destare sospetti.










L'incanto si ruppe quando qualcuno notò che non ero una havanera doc. Originale. Ero acquisita. E ancora oggi mi chiedo perchè...sono sarda doc e la differenza non è abissale...ero anch'io strizzata nei panta...boh. Fu così che si sparse la voce, nessuno accettò di farmi salire e girammo a piedi con bimba di otto mesi e otto kg in braccio e pacchi e pacchetti per mezza Havana Vieja alla ricerca un autobus che ci caricasse. Tra l'altro ho scoperto che i cubani fanno la fila per i bus come i tedeschi: uno dietro l'altro. Io sono stata abituata come a Roma, tutti insieme e poi quando apre le porte una spinta de qua, una de là e si entra. Chiudo parentesi.

Così ci trovammo costretti ad adeguarci alle società statali di taxi che fornivano il loro servizio in CUC cioè in dollari, aria condizionata e sedili morbidi di velluto. Non era però la stessa cosa. E un po' Silvio Rodriguez mi mancava.

Così decidemmo di trovare la soluzione e la lampadina si accese quando andammo a trovare il nonno ad Alamar e al nonno lo venne a trovare Leandro. Immaginate un calabrese con accento castillano. Eccolo. E' lui. Non il nonno. Leandro, dico. Esile con capelli mossi neri. E lui si occupo' del nostro rientro a casa dopo la visita. E siccome a Cuba ogni idea, opinione, intimo avvenimento DEVE essere condiviso con familiari, parenti, amici e dirimpettai, la nostra ricerca di un taxi per il rientro a casa non poteva esaurirsi con la semplice chiamata alla società di fornitura taxi. No. Perchè si mettesse in moto il tam tam di aiuto di ricerca del miglior taxi di tutta Alamar abbiamo dovuto attendere quasi due ore, perchè il cugino del fratello del vicino era occupato, l'amico di quello del quindicesimo piano era con la sorella di quella del quattordicesimo e un aiuto di un hermano NON si può rifiutare...quando finalmente, il taxi esce fuori: un pulmino 12 posti del 1970 con tanto di sedili in similpelle vinaccio e aste per sostenersi e EURO 1, altro che filtro antiparticolato, inquinamento quanto basta, TUTTO PER NOI. Il tutto a 5 CUC. Tié, quando si dice che ci vorrebbe un amico...

Ah, un piccolo scorcio di Alamar....


in un altro post vi racconterò di lei...

domenica 29 gennaio 2012

Historia de un amor



A Cuba la musica si respira nell'aria.






E' una particella che fluttua e quando inspiri, entra in te. Ed oltre a catturare ogni tua parte del corpo, a volte raggiunge organi vitali. E così il bolero cattura il cuore. Questa musica di origine spagnola è approdata a Cuba ed ha affondato le radici in questa terra confondendosi con granelli africani raggiungendo un forma di sensualità ed amore uniche. La danza che ne deriva è un vero e proprio corteggiamento, corpo a corpo, l'uomo anela al corpo della donna, ma sa che deve passare per il suo cuore. 









Il mio bolero preferito è "Historia de un amor", è stato scritto da Carlos Almaran nel 1956. Le interpretazioni sono state molte ma quando la sento cantata dalla messicana Guadalupe Pineda io la trovo meravigliosa...  


Allora io vi consiglio, nel silenzio della notte, di assaporare musica e parole...e di innamorarvi ancora...






Ya no estás más a mi lado, corazón 
En el alma sólo tengo soledad 
Y si ya no puedo verte 
Porque Dios me hizo quererte 
Para hacerme sufrir más 

Siempre fuiste la razón de mi existir 
Adorarte para mí fue religión 
Y en tus besos yo encontraba 
El calor que me brindaba 
El amor, y la pasión 

Es la historia de un amor como no hay otro igual 
Que me hizo comprender todo el bien, todo el mal 
Que le dio luz a mi vida 
Apagándola después 
Ay qué vida tan oscura 
Sin tu amor no viviré




sabato 21 gennaio 2012

Alfabetizzatevi!


Ogni anno, verso questo periodo, soffro di ansia da prestazione. Verso metà gennaio fino alla fine di febbraio, devo dimostrare di meritare un posto in una scuola definita pubblica. Si aprono le iscrizioni! E non si pensi che l'iscrizione poi preveda l'assegnazione del posto... NO. E' lì, infatti, che i bambini devono cimentarsi nella loro migliore performance...ovvero non essere orfani di padre e/o madre, essere figli di padri e madri entrambi lavoratori, perchè se sei disoccupato il figlio te lo puoi guarda' te, e se lavori non t'azzardare ad iscrivere il bambino nella zona in cui lavori...che ti dice il cervello! Deve essere iscritto nel luogo di residenza della famiglia, perchè mica potete andare a lavorare fischettando che lasciate vostro figlio prima di timbrare il cartellino....ma ci siamo tutti impazziti?? insomma se avete fegato, fatevi questa battaglia e se non ce l'avete...alfabetizzateveli da soli! 

Allora.Io. Dico. A cosa serve metà del mio stipendio gentilmente offerto allo stato italiano se poi mio figlio non ha un posto nella scuola pubblica perchè non rientra nella graduatoria che, naturalmente, non include l'analisi del reddito? 

E qui mi fermo. A pensare. Ma continuiamo a sbatterci per sanare il debito pubblico (e ancora mi chiedo come si sia creato 'sto debito che io di pubblico ho solo questo blog).... e un paese classificato  del terzo mondo viene a darmi esempio di stato sociale avanzato? 

La scuola cubana è obbligatoria dai 6 ai 16 anni e udite udite COMPLETAMENTE GRATUITA, inclusa l'Università. Ah, dimenticavo, perchè qui è uno status elitario: SPORT incluso. Lo stato fornisce gratuitamente agli studenti il materiale scolastico, il servizio mensa e anche l'alloggio per frequentare l'università. Il 97,3% della popolazione è alfabetizzata. E a Cuba studiano circa 40.000 studenti stranieri di 76 paesi al mondo, completamente gratis incluso campus, vitto e libri. 

Io, purtroppo, appartengo alla Repubblica delle Banane. Spetta a me, l'alfabetizzazione. 






lunedì 16 gennaio 2012

E il cammello si accomiatò dall'Havana


Quando ho saputo che "el camello" si è accomiatato dall'Havana ci sono rimasta male. Questo mezzo pubblico, unico al mondo, per la sua particolare forma con due gobbe che ricorda proprio il cammello e per i suoi colori che rappresentano in toto la solarità caraibica, lascia la Capitale, sostituito da 3000 Yutong importati dalla Cina.



Ora, io su questo mezzo, non ci sono mai salita. Ma quando lo vedevo passare, imponente sulle strade, straripante di persone che sembravano cadere da un momento all'altro, ne rimanevo affascinata. Certo, una sardina sott'olio stava più comoda e molti havaneri saranno compiaciuti del passaggio di qualità, ma penso sempre di come si fa presto a cancellare i colori e particolari caratteristici di una città seppur per conseguire un miglior benessere.  

In fondo a me, i colori dei mezzi cubani mi fanno impazzire e mi rallegrano al solo vederli passare. Immaginate di camminare per le strade e vedere tutto questo:









cromoterapia gratuita per tutti, ed al lavoro si arriva con il sorriso.

venerdì 13 gennaio 2012

O guayaba o muerte

Per capire cosa sto per raccontare, è doveroso presentare una delle tante bellezze di Cuba: la GUAYABA; che non è una bella mulatta inguainata in un paio di pantacollant fucsia bensì un frutto tropicale molto polposo e ricco di proprietà nutritive, dal sapore delicato e leggermente agrodolce.
Dalla sua lavorazione nasce IL DULCE DE GUAYABA che ricorda una marmellata ma ha una maggiore consistenza e si taglia con un coltello.


La mia famiglia è una grande estimatrice del dulce de guayaba al punto che, in uno dei nostri lunghi viaggi (e per lunghi intendo 18/20 ore perchè si sa, raggiungere l'Havana via Parigi, Madrid o Mosca non ha prezzo) abbiamo deciso di acquistare 2/3 pacchi di dulce anzi no, e se li regaliamo? e se poi finiscono? insomma 3/4 kg di dulce de guayaba furbescamente collocato come bagaglio a mano.

A Madrid abbiamo incontrato altri grandi estimatori del dulce de guayaba: i Funzionari della Dogana che, accortisi del bottino al grido di "SE PAREN, POR FAVOR!" raccolsero i frutti. Lì sapevo come sarebbe andata a finire. Avevamo circa 45 minuti per il cambio del volo che ci avrebbe portato in Italia ma non poteva filare tutto liscio come l'olio....mi girai e trovai mio marito agguantato al suo dulce de guayaba che reclamava un articolo di legge che proibisse proprio a lei, la guabaya, di poter viaggiare....fino a darle importanza come unico alimento necessario per la merenda delle bambine durante il volo (vuoi mettere 3/4 kg di dulce de guayaba spalmato sul pane?)...eh già le bambine, che nel frattempo, esauste da tutti questi noiosi discorsi da adulti, cominciavano a dare segni di impazienza e venivano da me intrattenute che nemmeno il migliore degli animatori: tra scenografie di waka waka e danze kuduro (Don Omar e Dj Lucenzo vi ho criticato ma ora vi adoro!) siamo riuscite a non farci prendere dal panico e quando nella mia mente già immaginavo una notte all'eroporto e faticavo a ricordare dove Tom Hanks avesse dormito in The Terminal la sua prima notte, accadde l'insperato. Mio marito CEDE. SI. CEDE. Perchè decisero di chiamare le forze dell'ordine per arrestarlo.

Chissà se ci hanno mai creduto che veramente eravamo interessati all'articolo e non a minare la sicurezza delle persone in volo.
Intanto riconsolai mio marito dicendogli che ad un passeggero avanti a noi avevano sequestrato una deliziosa forma di pecorino sardo. Quella sì che era una perdita.

martedì 10 gennaio 2012

Ti dirò chi sei

Avere un cognome straniero in Italia è un impegno. Se poi sei di origini latinoamericane come noi, ed hai due nomi e due cognomi, sei spacciato. Perché , oltre all'impiegato pubblico che non riesce a capire come ti chiami, ed anche quando il nome è italiano, ci infila una h o una k dove capita, tanto perchè lui, le lingue, le sa, c'é lei: la BUROCRAZIA, che ha la faccia dell'impiegato di prima ma che dall'alto del suo potere ti controlla....e cosa più allarmante TI DIRA' CHI SEI!

Così successe che, quando mio marito decise di divenire cittadino italiano con grande onore, lo Stato Italiano sentenziò che non poteva avere due cognomi: via il secondo, a che te serve? E così rimanemmo delusi dal fatto che invece le bambine, cittadine italiane, nate prima dell'acquisizione della sua cittadinanza, portavano due cognomi come il padre. Quindi mio marito si chiamava in un modo e le figlie in un altro. Grazie Italia!

Ma trascorse del tempo e sempre lui, lo stato italiano, non soddisfatto, lo tolse anche a loro il secondo cognome, naturalmente senza avvisare. Io praticamente facevo iscrizioni a scuole, viaggiavo con passaporti con due cognomi ma in realtà erano altre persone perché all'anagrafe avevano un solo cognome. Fantastico. Ce ne siamo accorti richiedendo un semplice stato di famiglia.
E' stato in quel frangente che abbiamo conosciuto lei: Sig.ra BUROCRAZIA per stranieri. E lì abbiamo deciso di sfidarla. A lei e tutto lo Stato Italiano. Impiegati compresi.

Dopo un anno di fogli compilati, richieste avanzate, estratti di nascita, dinieghi e attese di notifiche, ci siamo riusciti. ABBIAMO VINTO il ricorso. Oggi abbiamo due nomi e due cognomi.

Cuba non è poi così lontana...ho pensato...no, no, forse lo è. Da tutta questa storia ci avremmo guadagnato un amico in più: l'impiegato pubblico, che a Cuba non ti risparmia le sue, di vicissitudini e te ne fa partecipe in un modo che senti tuo, come fosse un familiare.





sabato 7 gennaio 2012

Cerchiamo ciò che ci unisce




Abbiamo catturato questa immagine una sera di marzo dal Malecon dell'Avana, "puesta del sol" si chiama, quando il sole si unisce al mare...ma solo chi c'è stato può capire quanta energia possa dare. E' l'unione naturale degli elementi.

Ho ancora in mente il sorriso delle mie bambine quando correvano negli enormi spazi che si trovavano di fronte al Malecon. Ed ho pensato al sorriso del piccolo cubano della canzone del guatemalteco Ricardo Arjona "Puente"

http://www.youtube.com/watch?v=kN7esohqUA4


nel momento in cui incontra, grazie ad un ponte, un'altro come lui.


Credo nelle rivoluzioni e nella necessità che ognuno di noi riesca a sentire nel profondo le ingiustizie inflitte ad altri in qualsiasi parte del mondo. Ma sono anche  consapevole di quanto hanno unito e diviso.

Mi piacerebbe affacciarmi dal "mio" ponte lasciando tutto questo scorrere al di sotto perché la "historia es larga y la vida es corta" - "la storia è lunga ma la vita è breve".
Cerchiamo ciò che ci unisce come la "puesta del sol" ...

giovedì 5 gennaio 2012

un ponte per cuba

Quando ho scoperto l'amara verità del costo di un biglietto per raggiungere la nostra Cuba è nata l'idea del mio blog.
Perchè se ci fosse stato un ponte per Cuba sono sicura che io stessa e la mia famiglia italocubana l'avremmo percorso, probabilmente senza sosta, e la bramosìa di raggiungerla sarebbe stata tale che non avremmo apprezzato che l'arrivo.




Ed invece il ponte non c'è. Per arrivare dobbiamo pagare biglietti dai prezzi  altissimi che non risparmiano i bambini e...allora cosa fare? per il momento ci avviciniamo con el deseo de compartir...con le sensazioni, con la musica, con la poesia, con lo scambio di chi, come me, è alla ricerca di un "ponte per cuba".